Era da molti mesi che si parlava dell’intenzione del Governo di introdurre l’obbligo di pagamento delle retribuzioni tramite banche o uffici postali per evitare che i dipendenti, sotto il ricatto del licenziamento o della non assunzione, siano spinti a firmare una busta paga da cui risulta una retribuzione regolare anche se in realtà viene corrisposto un importo inferiore ai minimi previsti dalla contrattazione collettiva. Ed ora è realtà: dal 1 luglio 2018 il pagamento degli stipendi in contanti è vietato, è obbligatorio il pagamento della retribuzione tramite bonifico bancario o postale o comunque strumenti di pagamento elettronici.

Chi paga gli stipendi in contanti rischia una sanzione da 1.000 a 5.000 euro (quindi una sanzione di 2.000 euro).

Tale disposizione pur NON APPLICANDOSI AI RAPPORTI DI LAVORO DOMESTICO risulta senz’altro una buona prassi per TUTTI i datori di lavoro (anche quello domestico), che in tal modo acquisiscono una prova “tangibile” dell’avvenuto pagamento dello stipendio.

A detta dei promotori dell’introduzione del divieto di pagamento degli stipendi in contanti, si tratta di una “soluzione a un problema che colpisce moltissimi lavoratori. È infatti noto che alcuni datori di lavoro, sotto il ricatto del licenziamento o della non assunzione, corrispondono ai lavoratori una retribuzione inferiore ai minimi fissati dalla contrattazione collettiva, pur facendo firmare al lavoratore, molto spesso, una busta paga dalla quale risulta una retribuzione regolare.