Con grande gioìa e soddisfazione ho letto della presentazione di una nuova proposta di legge per il riconoscimento della figura del Caregiver (cioè la persona che dedica una parte della propria vita a prendersi cura di un familiare anziano, malato o disabile).

Ben TRE sono le proposte di legge depositate in uno dei due rami del Parlamento, le prime due presentate nel 2015 dalle On.li  Vanna Iori (a novembre) e Laura Bignami (a dicembre) e l’ultima in ordine di tempo quella dell’On. Edo Patriarca, già portavoce del Forum del Terzo Settore (a gennaio 2016).

La prima domanda che sorge spontanea è: “Ma questi ONOREVOLI, non si parlano nemmeno all’interno dell stesso schieramento politico?!” (Iori e Patriarca hanno presentato proposte “simili” a tre mesi di distanza l’uno dall’altra).

La seconda è speculare: “Ma i diritti dei “caregivers” delle persone con disabilità e quelli che invece si prendono cura delle persone anziane, sono così diversi?! E le ASSOCIAZIONI DI CAREGIVERS non hanno mai pensato di parlarsi, confrontarsi, fare squadra?!

Ma la riflessione che vorremmo condividere con Voi è un po’ più articolata e, forse, più sconcertante.

Parte dalla considerazione che il mondo dei servizi alle persone anziane in Italia è molto frammentato, scoordinato, poco attento alla “prevenzione”, spesso autoreferenziale, poco incline alle novità e troppo spesso privo di controlli.

Riprendendo il concetto un po’ provocatorio che abbiamo voluto stigmatizzare nel titolo, ci pare che il sociale (e ahimè non solo quello) in Italia posi le sue fondamenta sulla sabbia.

Una sabbia fatta di sistemi complessi e farraginosi, di meccanismi “indiscutibili”, di clientele, di indifferenza e talvolta di illegalità.

Scendendo sul ”pratico” ci domandiamo perché non ci sia la stessa solerzia nel voler migliorare la qualità (e la quantità) dei servizi per le persone anziane e disabili PRIMA di dedicarsi alla realizzazione di nuovi, seppur sacrosanti istituti?! La questione è semplice: se non c’è la capacità di amministrare quel che abbiamo e sopratutto, se non ci sono sono soldi nemmeno per i servizi essenziali, dove troveremo le risorse per finanziare le “novità” legislative?!

Sembra che “la trovata del terzo millennio” sia di scaricare sulle famiglie o sui volontari l’onere dei servizi alle persone anziane e disabili: una “spending review” all’italiana, invece domiciliarità e co-housing stentano ad avere uno spazio nella progettazione dei servizi sociali di nuova generazione.

Da anni il gruppo Badaben si occupa di progettazione di servizi innovativi, privilegiando “le sinergie possibili” per realizzare servizi semplici e innovativi, ma poco costosi.

Il problema è trovare interlocutori politici intelligenti, che credano in un futuro dove i “servizi per l’autonomia possibile” assumono nuove forme e connotati, in relazione alle esigenze della persona. Servizi che insieme educano, supportano e gratificano. I servizi che sceglieremmo per i nostri cari e, un giorno, anche per noi stessi.

Alberto Cinetto
Coordinatore Gruppo Badaben