In questi giorni si rincorrono notizie sul fatto che il decreto dignità rischi di far aumentare i costi a carico delle famiglie che hanno un aiuto in casa, una colf, una badante oppure una baby sitter. Fino a un massimo di 160 euro l’anno. L’obiettivo dichiarato del primo vero provvedimento del nuovo governo, già in vigore e adesso in Parlamento per la conversione in legge, è contrastare la precarietà rendendo meno vantaggioso l’utilizzo dei contratti a termine. Per questo vengono aumentati i costi a carico delle imprese, che ad ogni rinnovo dovranno pagare un contributo aggiuntivo dello 0,5%, che si somma a quello base dell’1,4%.
C’è però da dire che, da sempre, il calcolo contributivo più svantaggioso per i contratti a tempo determinato e la facilità con la quale si può interrompere un rapporto di lavoro domestico, hanno fatto sì le famiglie non utilizzino granché il contratto a tempo determinato.
Si può quindi affermare che, l’allarme lanciato da Assindatcolf e ripreso dai vari organi di stampa nazionale, risulti un po’ esagerato per almeno due motivi:
- il primo è che il DL non è ancora definitivo e può ancora subire modifiche nelle commissioni parlamentari dov’è in discussione
- il secondo perché comunque, la famiglia avrebbe tutti gli strumenti per evitare l’eventuale penale.
Ancora una volta risulta necessario approfondire gli argomenti perché affidarsi ai titoli dei giornali è quantomeno sciocco…