I familiari che assistono malati cronici hanno un’aspettativa di vita ridotta dai 9 ai 17 anni a causa dello stress…
Sono principalmente donne lecaregivers che si dedicano all’assistenza di familiari “fragili”; spesso si fanno carico di compiti che in altri Paesi sono svolti da strutture pubbliche. E scontano conseguenze, ancora sottovalutate, nel mondo del lavoro, ma anche sulla propria salute. La conferma del ruolo di supplenza svolto dalle famiglie, in particolare da madri, mogli e figlie, a fronte di un Welfare sempre più carente, arriva dal 46° Rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato venerdì scorso a Roma. «Il modello italiano di Welfare, soprattutto per le persone con disabilità e per chi soffre di malattie degenerative, si fonda sul ruolo della famiglia, in particolare delle donne — afferma Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare del Censis —. La delega si accentua, poi, a causa di un supporto sempre più limitato di servizi che potrebbero garantire un’assistenza migliore e maggiore autonomia alle persone con disabilità».

Il Censis ha confrontato i modelli di offerta delle prestazioni per la disabilità in Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito. Nel nostro Paese gran parte dell’intervento pubblico si concretizza in misure di sostegno economico, che però sono inferiori rispetto alla media europea. Se poi si osserva la composizione della spesa, le misure erogate sotto forma di prestazioni e servizi sono pari ad appena 23 euro pro-capite l’anno, meno di un quinto della media europea (125 euro)». «Nel Regno Unito, per esempio, c’è una presa in carico delle persone da parte dell’autorità locale, si valutano i bisogni e si erogano “pacchetti di assistenza” modulati sulle specifiche esigenze — riferisce Vaccaro —. Se poi si considera che nel nostro Paese la media annua delle ore di assistenza domiciliare dedicate a ciascuna persona sono appena 22 (dati 2008 del Ministero della Salute), appare chiaro come i familiari debbano sempre più spesso provvedere autonomamente da soli ai bisogni dei loro cari».

In particolare, secondo il Censis, le donne più anziane tendono a sobbarcarsi il carico assistenziale da sole e ne pagano il prezzo in termini di problemi psicologici e di salute: uno studio di Elizabeth Blackburn, premio Nobel per la Medicina nel 2009, ha dimostrato che i caregivers sottoposti allo stress di curare familiari gravi hanno un’aspettativa di vita ridotta dai 9 ai 17 anni. Ma, avverte Carla Collicelli, vicedirettore del Censis: «Le persone bisognose di aiuto nei prossimi decenni tenderanno ad aumentare di pari passo con l’aumento di malattie cronico-degenerative e della non autosufficienza. Occorre quindi organizzare al meglio le reti di supporto. Per esempio, oggi c’è una marea di badanti, alcune pagate in nero, altre ben retribuite e con i contributi previdenziali; alcune con idonea formazione, altre non adatte a fare le caregivers. Inoltre, se nella fase acuta della malattia il paziente viene preso in carico dall’ospedale, in quella cronica è lasciata alla famiglia la responsabilità di decidere, per esempio, se assumere una badante o utilizzare qualche servizio della sanità pubblica che ancora esiste».