Sono circa un milione di persone, molte provenienti dall’Est Europa, ma anche dall’Africa e dal Sud America. Svolgono un lavoro di fondamentale importanza sociale, in un paese che invecchia inesorabilmente. Gli adempimenti burocratici per gestirle sono abbastanza complessi, le detrazioni scarse, i flussi migratori contingentati. Il quadro complessivo spinge al sommerso ed emergerebbe regolarizzandosi con un regime di detrazioni, a vantaggio delle casse statali. Ma ora siamo all’emergenza.

Alcune badanti stanno tornando a casa per la paura del virus (e rischiano di portare il contagio in patria). La discussione si è fatta accesa tra chi va e chi resta. I contagi nei paesi dell’ex blocco comunista si contano (per ora) sulle dita di una mano, ma potrebbe essere solo questione di tempo o di tamponi non effettuati. Sui gruppi Facebook si discute se l’emergenza sia il solito “teatro” all’italiana, oppure sia il caso di partire.
In generale prevale l’invito a non muoversi per non infettare i luoghi d’origine. Ma il panico e la voglia di andarsene stanno crescendo: “Stiamo a casa e uniamoci tutte in preghiera” dice un’ucraina, suscitando lo scherno di qualche connazionale. “I sacerdoti avvertono: non baciate le icone”, titola l’ucraino Ekspres. In Italia il consiglio viene considerato superato perché i raduni religiosi, tessuto comunitario fondamentale per chi vive lontano dalla patria, si sono interrotti: messe, gruppi di preghiera e così via.

Per le badanti la segregazione domestica diventa ancora più pesante. Non si può uscire, non si può tornare a casa, ma circola anche molta “saggezza popolare”: “Mangiate cavolo fermentato: contiene vitamina C”, “Siamo nati nella neve a meno venti, sopravviveremo”, “Abbiamo affrontato ben altro”.

Tutte queste valutazioni (ed molte altre che qui “vi risparmiamo”) rafforzano la nostra convinzione che l’attuale modello di assistenza risulti obsoleto, inadeguato e pericoloso. Speriamo che una delle conseguenze di questa “crisi” sia una definitiva presa di coscienza circa l’importanza di riformare profondamente questo importante servizio alle persone più fragili.

Aggiornamento del 19 marzo 2020
Il Corona Virus si è rivelato molto più “cattivo” del previsto. In bilico tra un sano timore e la volontà di assistere le famiglie, ci siamo riorganizzati per “tenere le distanze” anche tra noi colleghi. Qualcuno lavora da casa, qualcuno è “in ferie” qualcuno si da il turno per garantire supporto alle nuove richieste che, nonostante il virus, giungono numerose…

Selezionare ed avviare al lavoro una badante in tempi di Corona Virus è una responsabilità “pesante”, nei confronti dei lavoratori ma, soprattutto, nei confronti di quelle persone fragili che saranno chiamate ad assistere.
Noi ce la mettiamo tutta ma abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti: fare un colloquio in videoconferenza e scambiarsi dei documenti con la posta elettronica deve diventare una cosa “normale”: che non compromette il nostro lavoro e non ne riduce il valore, ne cambia solo le modalità, facendoci un po’ sorridere, in prima battuta, ma diventando una modalità “normale” anche per il futuro, se dovesse ripresentarsene il bisogno.

I nostri operatori sono quindi a vostra completa disposizione, privilegiando, per motivi di sicurezza i rapporti in convivenza.
Potete contattarci al numero verde 800 381 840 da lunedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.